Lectio Divina Quotidiana / Sabato della seconda settimana di Quaresima

Lectio di Mattia Lodovici

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Dal Vangelo secondo Luca 15, 1–3.11–32

Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: Disse ancora: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: «Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Medita

Gesù viene attorniato dai pubblicati ritenuti da tutti peccatori e  dai Dottori della Legge. I primi tacciono e ascoltano, gli altri mormorano. Questo stesso assetto si ritrova anche nella parabola che ne segue: il figlio minore rappresenta il pubblicano, il Padre misericordioso è Dio di cui Gesù è la manifestazione ed il maggiore rappresenta i farisei. La presunzione di essere il migliore, , impedisce di vedere il pentimento dei peccatori, che come il fratello minore della parabola si ravvedono e abbandonano la loro via di male, si spogliano dell’uomo vecchio per vestire quelli dell’uomo nuovo ed entrare al banchetto della festa che Dio imbandisce per ogni figlio perduto e ritrovato. La festa della misericordia era già racchiusa nello sguardo del padre che scrutava l’orizzonte. Se il figlio minore comprende appieno la logica del perdono, il figlio maggiore non la accetta: è più facile puntare un dito, che fare festa per il ritorno del fratello smarrito. Quest’ultimo ha compreso il suo limite: non è autosufficiente, da solo non ce la può fare, ha bisogno del Padre. Comprende che non è stata una buona scelta sprecare la sua parte di eredità e ancor più finalmente capisce che la sua vera eredità consiste nello stare nella casa del Padre in piena comunione con Lui.  Questa comunione è una festa senza fine. E la festa sarà ancora più grande quando, dopo una profonda e rovinosa catabasi, si scopre la differenza che esiste tra l’essere servo e il mettersi al servizio di Dio.

+ Siamo in grado di tacere per ascoltare la Parola che ci rende Figli?

Prega

Quante volte mi inorgoglisco della mia parte di eredità, tanto da non poter vedere che sto mangiando carrube, anziché vestire gli abiti della festa e gioire con mio fratello dell’ebrezza della condivisione che salva. Aiutami, Padre buono, a saperti ascoltare; tu solo mi dai la vita e mi vieni a cercare sull’uscio della porta, quando il mio super – ego mi sovrasta.

Agisci

L’unico modo per non credersi superiori e per non fuggire dalla festa è quello dei pubblicani: ascoltare. Ogni giorno, la Santa Madre Chiesa fornisce spunti e passi su cui riflettere. Mi impegnerò a meditare, anche solo 5 minuti, la Parola di ogni giorno, per alimentare nel mio cuore la festa del perdono e dell’incontro.