Lectio Divina Quotidiana / Venerdì Santo

Lectio a cura del Servizio diocesano per l’evangelizzazione

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Isaia 53,3-9

Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.

Medita

Quest’oggi, giorno memoriale della passione del Signore, in luogo del brano evangelico, la proclamazione del passio, offriamo alcuni versetti tratti dalla prima lettura.

È un testeso straordinario, commuove e sorprende e quasi facciamo fatica a credere come sia possibile che un antico profeta possa aver descritto in modo così preciso la passione cui il Signore Gesù è andato incontro; come sia possibile che quanto vissuto da Gesù nei giorni della sua consegna trovi così perfetto riscontro nei versi di Isaia che canta il suo poema al “servo di Dio sofferente”.

Mi colpisce e mi induce a pensare in modo particolare il versetto 4: “egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori”. Quanta fatica facciamo a liberarci dell’immagine di un Dio che infligge ogni sorta di sofferenze ai suoi fedeli, che li prostra con ogni specie di dolori.

Il pensiero di Isaia sembra ben diverso, il Signore non ci carica di sofferenze, ma si carica delle nostre sofferenze, non ci opprime con dolori, ma addossa su di sé i nostri dolori”. Lui prende su di sé le nostre colpe, libera le nostre spalle dal gioco che le opprimono. Ci libera dalle nostre croci, non vi aggiunge anche la sua. Si è lasciato crocifiggere perché non vi siano più altri crocifissi.

Castiga i nostri peccati si dice, ma il profeta Isaia afferma: “5Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti
.” E lui che si è fatto peccato, direbbe l’apostolo Paolo, perché ciascuno fosse redento dalle proprie colpe. Attraverso le sue piaghe noi veniamo guariti.

In questo giorno facciamo memoria di un Dio che ama così tanto il mondo e l’umanità da assorbire tutto il male della storia perché il mondo sia risanato.

No, Dio non è un cecchino, non gioca al massacro, non è un terrorista, non giudica, non condanna, non grida vendetta, non aspetta il tempo opportuno per farcela pagare e pagare cara. Egli è giusto perché giustifica, il suo giudizio è il perdono, la sua giustizia è misericordia, il suo verdetto è la croce sulla quale contempliamo un Dio che è amore, perennemente inchiodato alla sua fedeltà.

Allora non sconteremo i nostri peccati? No!  Lo ha già fatto Cristo per noi!

Allora possiamo continuare a peccare impunemente? No! Chi si sente amato non può tradire. L’amore che si riceve è un dono troppo grande per rischiare di perderlo barattandolo con qualcosa che con l’amore non ha nulla a che fare.

+ Qual è la tua immagine di Dio? Cosa ti tiene legato a lui la paura del castigo o la gioia dell’amore?

Prega

Signore Gesù, Dio crocifisso e Risorto, Agnello del nostro riscatto a te mi affido, tu che nel sangue versato mi hai dimostrato il tuo amore, nel segno dell’acqua che fluisce dal tuo costato inondami del tuo Santo Spirito perché sia in me sorgente di acqua viva che zampilla per la vita eterna.

Agisci

Oggi chiederò perdono al Signore per tutte le volte che non ho creduto al suo amore e che ho bestemmiato la sua fedeltà pensando che per essergli gradito avrei dovuto espiare le mie colpe come se la gratuità della grazia fosse solo una pia illusione.