«Lo spirito sospinse Gesù nel deserto». Nell’esperienza del popolo ebraico il deserto è un luogo evocativo. Doppiamente evocativo. Da una parte ricorda il primo incontro del popolo ebraico con il suo Dio, il luogo in cui, attraverso l’alleanza stipulata al Sinai, Dio ha fatto di Israele il suo popolo, il gregge del suo pascolo, il suo figlio prediletto. È il luogo, il deserto, che ha visto sbocciare l’amore tra Dio e Israele ed è stato spettatore nel loro primo incontro. Il luogo della seduzione, dell’elezione, dell’Alleanza. Luogo dell’intimità amorosa, luogo in cui è stato sigillato un amore geloso, unico, indissolubile, tra Dio e Israele. Luogo del patto che dà seguito alla promessa fatta da Dio ad Abramo e alla sua discendenza. È il luogo dell’incontro, il deserto, e al deserto idealmente Israele ritorna ogni volta ogni volta che sente il bisogno di rinsaldare questo patto, ogni volta che ha bisogno di protezione, ogni volta che sente il desiderio di riassaporare l’ebrezza della propria giovinezza, del primo amore.
D’altra parte il deserto per Israele è stato anche un terreno insidioso: il luogo della prova, della tentazione, dell’infedeltà. Il luogo in cui ha dovuto constatare l’inconsistenza del suo amore, la volubilità delle sue scelte. Il deserto è stato il luogo della contesa, della ribellione, dove Israele ha messo alla prova Dio. Il deserto è stato il luogo del peccato, della comunione infranta, del patto spezzato di una figliolanza rinnegata, di una libertà rifiutata. Il luogo dell’attrazione fatale della schiavitù da cui Israele era appena stato affrancato. Forse perché incapace, Israele, di pagare il prezzo della libertà. Il deserto ha dovuto constatare quanto ad una libertà costosa Israele era tentato di preferire una schiavitù a basso costo.
Lo spirito sospinse Gesù nel deserto affinché egli stesso sperimenti sulla sua pelle ciò che nel deserto ha sperimentato il popolo ebraico. Nel deserto, luogo dell’amore originario, Gesù ha chiamato a fare l’esperienza di essere figlio amato, prediletto. Nel deserto Gesù, contrariamente al popolo ebraico, deve dar prova della sua propria fedeltà filiale, della sua capacità di pagare il prezzo, il caro prezzo, della libertà nell’obbedienza al Padre: nell’ascolto interiore della sua Parola, nella piena conformazione al progetto di Dio.
Anche noi dobbiamo attraversare il nostro deserto. La Quaresima lo evoca simbolicamente. E attraversare il deserto anche noi, per gustare l’amore di Dio, è dar prova con i fatti della nostra totale adesione a Lui, nonostante le nostre fragilità. Lasciamoci condurre dallo Spirito nel deserto del cuore, per attingere amore, per suggellare nell’amore la nostra incondizionata adesione al Padre della vita.
(
)