Lectio di Raffaella Ricci e Cristian Consilvio
Dal Vangelo secondo Luca 16, 19-31
C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: «Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma». Ma Abramo rispose: «Figlio, ricordati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi». E quello replicò: «Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento». Ma Abramo rispose: «Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro». E lui replicò: «No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno». Abramo rispose: «Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti».
Questa parabola è uno specchio fedele della nostra società. In essa troviamo tre persone: un povero, un ricco ed un padre; il primo ha un nome (Lazzaro), però non parla, il secondo non ha nome, ma parla sempre ed insiste per avere ragione, ma non ci riesce. Il padre (Abramo) è padre di tutti e due, e vuole bene a tutti e due. In ogni caso, sia il ricco sia il povero condividono la condizione umana, per cui per entrambi giunge l’ora della morte, che tutti accomuna. Con la morte ecco arrivare una nuova situazione, in cui i destini dei due uomini sono ancora una volta divergenti, ma a parti invertite dove il ricco vive la stessa condizione sperimentata in vita dal povero guardando dal basso verso l’alto restando in attesa. Ciò che ci viene detto in questa pagina del Vangelo è che il nostro comportamento è metro di giudizio, da esso dipendono salvezza o perdizione. Questa parabola, quindi, scuote soprattutto noi che viviamo nell’abbondanza di una società opulenta, che sa nascondere bene i poveri al punto di non accorgersi più della loro presenza. La parabola parla ai tanti Lazzaro e ricchi del nostro tempo che, purtroppo, ci sono ancora, come la gente stremata dalla fame che chiede cibo alla mensa del ricco occidente; sono i braccianti del sud sfruttati dal caporalato, gli uomini che arrivano dal mare e chiedono pietà ancor prima di un’accoglienza.
+ Ma cosa ha fatto il povero Lazzaro per meritare il Paradiso?
Signore ti chiedo la grazia di farmi vedere sempre i Lazzaro che sono fuori dalla mia porta, aiutandomi ad andare loro incontro con umiltà e misericordia.
A lavoro o in famiglia prova a riconciliarti in modo concreto con chi hai lasciato seduto davanti alla tua porta per superbia e ipocrisia.