Gesù si reca in pellegrinaggio a Gerusalemme per celebrare le festività pasquali. Entrato nel tempio vi trova i cambiavalute, i mercanti, gente dedita ai propri loschi affari. Il tempio, la dimora di Dio tra gli uomini, era diventato un mercato.
Caccia via tutti a frustrate.
I suoi discepoli non avevano mai visto Gesù comportarsi in quel modo, e non avrebbero mai pensato di dover assistere ad una scena simile.
A distanza di tempo, leggendo quell’evento con gli occhi della fede, i discepoli lo pongono sotto la luce del v. 10 del salmo 69 che dice: “Lo zelo per la tua casa mi divora”.
Gesù ama il tempo, e ne difende la dignità, non permetterà a nessuno di offendere la sacralità della casa di Dio. Il tempio deve continuare ad essere ciò per cui è stato costruito: luogo della dimora; luogo della gloria di Dio presente in mezzo al suo popolo; luogo dell’incontro tra l’uomo e il suo Signore.
Ma la sorte riservata dai giudei al tempio, è la stessa che essi riserveranno a Gesù. Lui, il tempio vero della presenza di Dio, sarà umiliato, sfigurato, disprezzato.
Gesù lo sa bene e se ne esce con l’espressione: “distruggete pure questo tempo – si riferisce a se stesso – e io lo riedificherò”, Dio non permetterà che si faccia scempio di Colui nel quale abita tutta la pienezza della divinità.
Il corpo del Figlio è il vero tempio, il suo corpo è casa di Dio e come tale va riconosciuto e onorato.
Una considerazione non possiamo trascurare. Se è vero, come afferma l’apostolo Paolo, che “santo è quel tempio di Dio che siamo noi”, dobbiamo allora ricordare che ogni uomo è tempio di Dio e che di conseguenza il cuore di Gesù arde di zelo per quel tempio di Dio che è l’uomo, ogni uomo.
Egli non permetterà che si umili la dignità dell’uomo, né che degli uomini si faccia mercato.
E’ un richiamo per tutti noi, spesso molto rispettosi del tempio fatto di pietra e molto meno della casa di Dio che sono gli uomini, nessuno escluso.
Anche il nostro cuore deve fremere di zelo per quella casa di Dio che ha il volto di ogni fratello, e proteggere il suolo sacro che ogni fratello è e nel quale a piedi scalzi possiamo incontrare il Dio della vita.
Anche questo è un modo per non trasformare in mercato il tempio del Signore.