Oggi fissiamo lo sguardo su Gesù crocifisso. Il mistero che celebriamo è la croce dolorosa e coperta di sangue ma, nello stesso tempo, vittoriosa e splendente.
«Ecco il legno della Croce dove fu appeso Cristo salvezza del mondo» canta la liturgia di questo giorno santo. E la liturgia bizantina ha un inno tipico che si canta davanti alla croce: “Oggi è appeso al legno colui che ha sospeso la terra sulle acque. È cinto di una corona di spine il re degli angeli. Di una falsa porpora è rivestito colui che avvolge il cielo di nubi. È confitto con chiodi lo sposo della Chiesa. È trafitto di spada il Figlio della Vergine. Adoriamo i tuoi patimenti o Cristo. Mostraci anche la tua risurrezione”.
La croce gloriosa del Signore è l’albero della nostra salvezza. Questo albero ampio come la volta stellata è cresciuto dalla terra sino al cielo, albero immortale si distende tra il cielo e la terra, perno del tutto, fondamento del mondo, cardine del cosmo, raccoglie a sé ogni varietà della natura e dell’uomo in una unità messa insieme dagli invisibili chiodi dello Spirito Santo perché l’uomo non si sciolga mai più dai vincoli che lo legano a Dio.
Con la croce tutto è compiuto. Lo dobbiamo riconoscere con profonda gratitudine: veramente Gesù ci amò sino alla fine. Dice la Scrittura: «Dio nel settimo giorno portò a compimento il lavoro che aveva fatto».
In un certo senso potremmo dire che Dio non aveva ancora terminato la sua opera, ma aveva compiuto solo la prima parte della creazione dell’uomo; ora con la croce ci ha dato la pienezza della vita, con questa morte che si apre alla risurrezione.
Padre Ezio Casella, direttore Ufficio Litrugico Diocesano
Giotto, “Crocifissione”, 1303-1305, Cappella degli Scrovegni di Padova.