Il rinnovamento della catechesi
Il testo “Il rinnovamento della catechesi” consegnato alla Chiesa Italiana il 2 febbraio del 1970, fu pubblicato a cura della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e riconsegnato da parte dei vescovi italiani ai fedeli il 3 aprile 1988. Ha la caratteristica di documento di base, tant’è che oggi è conosciuto tra gli addetti ai lavori più come “Documento base” che come “Il rinnovamento della catechesi”. E’ un’ottima sintesi teologico-pastorale dei principi partoriti qualche anno prima dal Concilio Ecumenico Vaticano II, di cui ha accolto a pieno le istanze, e proposti dai vescovi ai fedeli italiani affinché possano essere da guida nello sviluppo della catechesi, non perdendo mai di vista i problemi più squisitamente pastorali. Il documento si pone perfettamente in linea con le esigenze di conservare la ricchezza del passato, senza però trascurare il continuo rinnovamento a cui la pastorale va incontro.
Il documento è composto da una introduzione, seguita da dieci capitoli e da una conclusione. I dieci capitoli sono così intitolati: la Chiesa e il ministero della Parola di Dio, le principali espressioni del ministero della Parola, finalità e compiti della catechesi, il messaggio della Chiesa è Gesù Cristo, per una piena predicazione del messaggio cristiano, fonti della catechesi, i soggetti della catechesi, la catechesi nella pastorale della Chiesa locale, il metodo della catechesi, i catechisti. Con i suoi 200 numeri, tratta in maniera completa ed esaustiva tutti gli argomenti circa la catechesi tanto che da molti, specialmente nella realtà pastorale, è considerato quasi un manuale.
Nel documento emergono delle idee innovative e fondamentali sulla catechesi: i suoi destinatari sono tutti i membri della comunità e non solo alcuni, interessandosi a tutte le fasce d’età, dal bambino all’adulto; la catechesi deve riguardare l’intera vita della comunità, scardinando l’idea che la catechesi sia un qualcosa di manualistico o di intellettualistico, facendo emergere invece l’orientamento alla vita ecclesiale e pastorale; la catechesi deve interessare tutto l’uomo, intuendone le potenzialità e le capacità; l’annunciato nella catechesi deve avere un nome ben preciso, Gesù Cristo, rivalutando quindi la dimensione prettamente cristocentrica dell’annuncio, sulla scia degli insegnamenti del Concilio Vaticano II.
Il catechismo degli adulti
La verità vi farà liberi. L’opzione preferenziale della Chiesa italiana per la catechesi degli adulti è stata sancita dal n 124 del RdC e riconfermata dal n 12 della lettera di riconsegna. A sostegno di questa opzione l’episcopato italiano ha pubblicato il catechismo degli adulti La verità vi farà liberi. I destinatari non sono come per gli altri catechismi, coloro che hanno un’età anagrafica precisa. Gli adulti infatti non sono contraddistinti da un’età anagrafica, ma anche da ruoli e responsabilità che essi assumono, oltre che da problemi e dalle crisi che sono chiamati ad affrontare. La vita degli adulti è contrassegnata da molteplici responsabilità: nel lavoro, nel campo economico, nelle relazioni personali e sociali. C’è inoltre la responsabilità affettiva ed effettiva verso la famiglia. La meta globale della catechesi agli adulti è espressa nella nota n 16: “aiutare l’uomo e la donna a riscoprire il significato di vivere la fede oggi, in stretto rapporto con le loro situazioni di vita e con le loro esigenze di crescita personale e di responsabilità sociale. Lo scopo della catechesi degli adulti è portare il credente ad una fede adulta e abilitarlo con la forza della Parola a prendere posizione dentro la storia, in modo da saper dire il valore delle cose secondo la volontà di Dio.
Il catechismo dei giovani
Introduzione. “L’educazione della fede è il cuore della pastorale giovanile e la catechesi è fondamentalmente per raggiungere tale obiettivo”. “UCN La catechesi e il catechismo dei giovani N.28). Il catechismo dei giovani ha una precisa caratteristica: congiunge il cammino aperto dal catechismo di Iniziazione cristiana dei bambini, fanciulli e ragazzi e quello che si intraprenderà più avanti col catechismo degli adulti, parametro di riferimento per tutto il cammino della fede. Si rivolge a persone che si orientano e si avviano verso una graduale integrazione del messaggio cristiano nella vita, per questo è capace di riprendere le scelte del catechismo dell’Iniziazione Cristiana e di rilanciarle progressivamente versi una ristrutturazione coerente della fede.
Il catechismo dei giovani 1 : “Io ho scelto voi”. I destinatari del catechismo sono gli adolescenti di età compresa tra i 14 e i 18 anni. Come si afferma nella presentazione del catechismo si tratta di un età di grande delicatezza e di vitale importanza per il processo verso la maturità umana e cristiana. La meta globale è sintetizzata dal titolo, che allude allo sguardo d’amore di Gesù per ciascun adolescente per aprirlo alla fiducia in lui e disporlo ad accogliere con coraggio il suo stile di vita. Gli obiettivi si possono ritrovare nei diversi capitoli del testo, si possono riassumere nel suscitare atteggiamenti di ricerca e apertura di se agli altri, insieme si scopre Gesù, non attaccamento alle cose e scoperta della vita come dono, responsabilità e amore.
Il catechismo dei giovani 2 : “Venite e vedrete”. Si rivolge a una fascia di destinatari particolare: i giovani dai 18 ai 25 anni, che iniziano ad essere protagonisti dei grandi compiti riguardanti il lavoro, l’amore, la relazione con la famiglia, le scelte sociali e politiche, l’uso del tempo libero. La meta globale del testo consiste nella maturazione da parte dei giovani di un cammino di discepolato con Cristo perché possano compiere le loro scelte alla luce del progetto di vita che è il Vangelo. Gli obiettivi educativi che declinano questa meta si possono raccogliere intorno a tre verbi che evidenziano il dinamismo del cammino di fede al quale i giovani sono chiamati: cercare, incontrare, dimorare.
Il catechismo dei bambini
Lasciate che i bambini vengano a me. I destinatari diretti di questo testo sono i genitori dei bambini da 0 a 6 anni. Indirettamente i bambini stessi. Questo testo è un catechismo per adulti chiamati a porgere con le parole, con i gesti, con la testimonianza di vita e di amore la parola di Dio ai bambini. Questo necessita che l’azione pastorale verso i genitori, parta da lontano e coinvolga la preparazione dei giovani al Matrimonio e il ruolo che la famiglia ha assunto nella comunità. La meta educativa che si propone il catechismo va nella direzione di favorire l’incontro dei bambini con Gesù, con la sua vita, il suo insegnamento e il suo amore. Esso inoltre, intende aiutare gli adulti a essere educatori capaci di soddisfare le esigenze e garantire i diritti dei bambini; capaci di narrare il Vangelo; capaci, fin dall’alba della vita, di favorire un gioioso incontro con Dio e l’inizio di un’amicizia e di un dialogo da custodire e coltivare per tutta la vita.
Il catechismo dei ragazzi e dei fanciulli
Iniziazione cristiana. Per iniziazione cristiana, si può intendere il processo globale attraverso il quale, si diventa cristiani. si tratta di un cammino diffuso nel tempo e scandito dall’ascolto della Parola, dalla celebrazione e dalla testimonianza dei discepoli del Signore attraverso il quale, il credente compie un apprendistato globale della vita cristiana e si impegna a vivere come figli di Dio, ed è assimilato, col Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia, al mistero pasquale di Cristo nella Chiesa.
Io sono con voi. I destinatari del testo “Io sono con voi” approvato dai Vescovi nel 1991, sono i fanciulli di 6-8 anni che a quest’età vivono un particolare momento di scoperta e di nuove relazioni, si aprono agli avvenimenti di ogni giorno con stupore e attesa, in famiglia e in parrocchia cominciano a sentirsi qualcuno. Per questo il catechismo sottolinea dal punto di vista pedagogico, l’esperienza di fondo della scoperta. La meta di questa scoperta è la presenza di Gesù risorto presente nella Chiesa e nella comunità eucaristica. Questa scoperta ci aiuta a vivere il suo comandamento dell’amore, il suo perdono e la promessa del suo ritorno.
Venite con me. I destinatari sono i fanciulli di 8-10 anni. Questo testo aiuta i bambini a fare dell’Eucaristia la fonte e il culmine della loro esistenza cristiana, è così che essi accolgono l’invito di Gesù a seguirlo e a diventare suoi discepoli percorrendo insieme a lui la strada che conduce al Padre. La prima metà del testo propone ai fanciulli la scoperta di Gesù, la seconda metà propone la scoperta della Chiesa, dei Sacramenti, in particolare l’Eucaristia, ma sempre in riferimento alla persona di Gesù.
Sarete miei testimoni. Destinatari di questo testo sono i ragazzi di 11-12 anni. La meta globale del testo è disporre i ragazzi a fare del mistero eucaristico la fonte e il culmine della loro esistenza cristiana, mira alla conoscenza del mistero di Cristo e della Chiesa come di segno di Dio che si realizza nella storia. Inoltre si aiutano i ragazzi ad acquisire nuovi atteggiamenti ecclesiali come carità, accoglienza, apertura agli altri. La CEI sceglie questa età come la più opportuna per il Sacramento della Confermazione, per questo il testo da molta importanza al dono dello Spirito Santo che ci da la forza per testimoniare la fede nel mondo insieme alla Comunità dei credenti.
Vi ho chiamato amici. I destinatari del testo sono i ragazzi di 12-14 anni. Età molto particolare e delicata caratterizzata da grandi cambiamenti sia interiori che esteriori. È una fase di passaggio che segna la fine dell’età infantile e l’inizio dell’adolescenza. La meta globale è evocata dal titolo: far giungere i ragazzi a scoprire e a frequentare come amico quel Gesù che offre la sua amicizia. Conoscere sempre più Gesù per scegliere di aderire a lui. Gli obbiettivi che il catechismo ci mette davanti sono l’approfondimento dei grandi temi della fede: il Padre che crea, propone l’alleanza e libera; Gesù Cristo Figlio di Dio, nostro amico, salvatore e modello di vita; lo Spirito Santo che ci fa vivere la vita nuova nella comunione ecclesiale; la Chiesa popolo di Dio, radunato dallo Spirito e luogo dell’esperienza di fede.
Il catechismo della Chiesa Cattolica
Il Catechismo della Chiesa Cattolica si presenta da solo: “Questo catechismo ha lo scopo di presentare una esposizione organica e sintetica dei contenuti essenziali e fondamentali della dottrina cattolica sia sulla fede che sulla morale, alla luce del Concilio Vaticano II e dell’insieme della Tradizione della Chiesa. Le sue fonti principali sono la Sacra Scrittura, i Santi Padri, la Liturgia e il Magistero della Chiesa. Esso è destinato a servire come un punto di riferimento per i catechismi o compendi che vengono preparati nei diversi paesi“(CCC 11). Tutto questo alla luce dello straordinario evento che la Chiesa aveva vissuto poco più di trent’anni prima, il Concilio Ecumenico Vaticano II.
E’ diviso, come poi lo sarà logicamente anche il Compendio, in quattro grandi parti che trattano quattro argomenti basilari per la vita di fede cristiana: la professione di fede (lex credendi), la celebrazione del mistero cristiano (lex celebrandi), la vita in Cristo (lex vivendi), la preghiera cristiana (lex orandi). Ognuna di queste parti è formata da due sezioni, la prima spiega a grandi linee l’argomento, la seconda lo approfondisce. Parlando in termini più teologici, la prima parte tratta di teologia fondamentale e dogmatica, la seconda di sacramentaria e liturgia, la terza di teologia morale, la quarta di teologia spirituale con particolare attenzione alla vita di preghiera.
Il catechismo è un volumone di poco al di sotto delle mille pagine, ed è la fonte principale degli insegnamenti della Chiesa. Fu approvato in un primo momento con la costituzione apostolica “Fidei Depositum” dell’11 ottobre del 1992 e in forma definitiva il 15 agosto 1997 con la lettera apostolica “Laetamur Magnopere“.
Il compendio al catechismo della Chiesa Cattolica
Progetto Emmaus
Don Andrea Fontana – Relazione sul Progetto Emmaus
Intervista di David Fabrizi per conto del settimanale Frontiera a don Marco Tarquini, direttore dell’ufficio catechistico diocesano, del 21 settembre 2015
Don Marco, da qualche anno il percorso di iniziazione cristiana nella vicaria del centro storico di Rieti segue il “Cammino Emmaus”. Si tratta di una scelta che allontana dall’immagine “scolastica” del catechismo per puntare maggiormente sulla famiglia e sulla comunità cristiana in generare. Oggi è possibile fare un primo bilancio di questa scelta?
Quattro anni fa, la Vicaria del Centro Storico di Rieti, su invito del Vescovo Delio Lucarelli, ha pensato di sperimentare l’esperienza della catechesi di iniziazione cristiana ispirata al metodo catecumenale del “progetto Emmaus”. Questo percorso è iniziato per le Parrocchie di Santa Lucia, San Michele Arcangelo, Sant’Agostino e Cattedrale. Ci siamo orientati a questa scelta partendo dalla riflessione sul paragrafo 55 e sulla nota 45, del Liber Sinodalis sull’Iniziazione Cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. Il Sinodo Diocesano chiedeva di cambiare impostazione, tappe, modi e tempi della celebrazione dei Sacramenti e soprattutto mentalità, ribadendo che l’obiettivo dell’iniziazione cristiana, non è il Sacramento da celebrare, ma la vita cristiana il cui fondamento è Cristo e la sua Parola. In questo modo la catechesi non diventa semplicemente un corso per il Sacramento, ma un vero e proprio “tirocinio” di vita cristiana. Anche le famiglie dei bambini e dei ragazzi sono chiamate ad entrare in questo cammino, naturalmente l’impegno chiesto ai genitori è sempre misurato alla loro realtà di vita lavorativa e familiare, ma è essenziale che si rendano conto che sono loro a dover essere per i propri figli i primi testimoni della fede, i catechisti sono un aiuto non dei sostituti. Importante è anche il compito della Comunità Parrocchiale, la vita cristiana si svolge infatti all’interno di una comunità di fratelli e sorelle che è la Parrocchia, questo percorso aiuta anche la Parrocchia a rendersi partecipe della formazione cristiana dei suoi figli. Il bilancio che mi sento di dare è positivo, certo quattro anni sono molto pochi, perché entrare in quest’ottica di catechesi richiede un cambio di mentalità e questo non è affatto facile, ci vuole tempo e pazienza,ma il lavoro svolto in questi anni ci ha permesso comunque di vedere i primi germogli che danno speranza per il domani.
Oltre che rappresentare una novità per le famiglie, il “Cammino Emmaus” ha richiesto un cambio di prospettiva anche ai catechisti. Hanno trovato più vantaggi o difficoltà?
Direi non solo per i catechisti ma anche per noi preti! Ogni cambiamento richiede uno scomodarsi, un rimettersi in gioco e questo non è mai facile. Certamente all’inizio ci sono state difficoltà, il vedere la catechesi come un percorso di fede e non un corso che dura 2 anni per la Comunione e 3 per la Cresima, il preparare degli incontri dinamici dove oltre il linguaggio verbale si usa quello artistico, musicale, ludico ecc. Poi gli incontri dei genitori dove i catechisti per la prima volta si sono trovati a doversi misurare con gli adulti, scoprendosi non solo degli insegnanti o degli educatori ma anche dei testimoni della fede (DB 186). Ma sicuramente oltre le difficoltà ci sono stati anche delle positività, il vedere molte volte il gruppo dei bambini e dei ragazzi non annoiato ma appassionato di quanto si era fatto durante quell’incontro, la partecipazione dei genitori che è stata sempre in tutte le parrocchie più che positiva l’accoglienza della Comunità Parrocchiale nei riti di passaggio fatti durante la S. Messa principale. Sono momenti importanti che sempre hanno ridato vigore e forza di continuare ai catechisti.
Seguendo un po’ la storia dei testi per il catechismo della Chiesa cattolica, si vede come il loro avvicendarsi risponda in qualche modo ai cambiamenti in corso nella società. Il cambio di metodo affrontato dalla vicaria del centro storico di Rieti è anche la presa d’atto di una società solo formalmente cristiana?
Stiamo vivendo una realtà frammentata e sempre più lontana dalla fede come scelta di vita. Per molti, diceva il nostro Vescovo Mons. Domenico Pompili nell’omelia della dedicazione della Cattedrale, la Chiesa è come un supermercato dove prendo quanto mi serve al momento. E così vengono vissuti i Sacramenti, come un passaggio una specie di rito che è legato ad alcune tappe della vita ma che poi nel vivere quotidiano a poco mi serve. Questo cambio di metodo vuole ribadire che essere cristiani non significa solo ricevere dei Sacramenti ma vivere da cristiani. i Sacramenti sono dei doni di grazia che ci accompagnano unendoci a Cristo nel cammino della vita cristiana.
L’analfabetismo religioso rimane in ogni caso un grande problema, anche culturale. Perdendo i riferimenti cristiani diviene difficile anche comprendere anche tanti modi di dire legati alle scritture, o anche leggere l’infinito patrimonio di 2000 anni di arte cristiana. Cosa si può fare per invertire la rotta?
È importante rimettere al centro la Sacra Scrittura, essa è il “Libro” non un sussidio (DB 107) se la catechesi deve ruotare intorno ad un punto centrale questo è la Parola di Dio. L’esperienza del progetto Emmaus ci ha aiutato a capire quanto questa Parola può essere capace di indicare il cammino della vita cristiana. Una Parola che va raccontata, accolta e poi vissuta.
Da tempo una volta ricevuta la cresima i ragazzi “scappano” dalle chiese si allontanano dalle parrocchie. Con il cammino Emmaus si è invertita un po’ la tendenza?
Il Cammino Emmaus non è una ricetta che risolve tutti i problemi, non credo che sia semplicemente nel cambiare metodo la risoluzione della fuga post cresima. Certamente questo percorso, se preso con serietà dai parroci, dai catechisti, dai genitori e dall’intera Comunità Cristiana può portare ad un cambio di mentalità nel vedere la Comunione e la Cresima non come un punto di arrivo ma come un punto di partenza. Ci sono poi dei problemi aperti, che richiedono tempo, studio e riflessione per poter trovare una risoluzione legata alla nostra realtà diocesana e parrocchiale. Dobbiamo però anche chiederci: che cosa offriamo ai ragazzi che hanno fatto la Cresima? E in che modo sappiamo farli sentire pienamente coinvolti nelle attività e nella vita parrocchiale? È durante gli anni di Iniziazione Cristiana che si deve lavorare perché le famiglie e i ragazzi possano sentire la Parrocchia come una madre alla quale appartengono , una comunità che li accoglie e li ama. Pensare a come continuare, a come inserire in ragazzi dopo la Cresima è ormai troppo tardi. È un problema pastorale che va affrontato sin dall’inizio del Cammino per diventare cristiani e non soltanto alla fine.
– Quali sono state le resistenze, le difficoltà sia da parte dei catechisti che delle famiglie?
– Quali le opportunità e i vantaggi trovati?
– Racconta episodi concreti.Davide Grillo e Michela Floridi – Parrocchia S Agostino
Le difficoltà trovate sono principalmente di tipo organizzativo, per riuscire a destreggiarsi tra gli impegni familiari e lavorativi e quelli della parrocchia. Quello che si chiede al catechista va molto oltre l’ora e mezza del sabato, è una disponibilità più ampia sia per la fase di preparazione degli incontri che per le attività annesse in parrocchia. Il primo anno di catechismo l’unica difficoltà era quella di trovare il tempo per preparare l’incontro, è stato l’anno più faticoso dal punto di vista “dell’angolo del fare” . Sicuramente la strada più facile sarebbe stata quella di preparare gli incontri sola e rendere partecipe mio marito solo in fase pratica, però si è scelta la via del “preparare insieme”. Non sono mancate divergenze, discussioni ma si sono visti anche i frutti. Il catechismo ha messo dei paletti andando ad arginare un po’ lo spazio che veniva rubato dal lavoro alla vita familiare. Negli anni successivi è arrivato un figlio e questo comporta conciliare una terza esistenza alle nostre, e non sempre è facile vuoi per i malanni di stagione o per le corse contro il tempo. Tutti gli sforzi sono stati ripagati dai ragazzi e dalla loro partecipazione agli incontri, mai ricattati con il registro delle assenze o con altri stratagemmi. In più tra moglie e marito ci si conosce meglio, ci si stima di più, imparando ad apprezzare i pregi dell’altro e ci si viene incontro nel sopperire alle reciproche mancanze.
Circa le famiglie, in questo tempo abbiamo incontrato genitori che conoscevamo e ci hanno appoggiato con la loro partecipazione costante, dando vita ad un gruppo traino per il resto dei genitori. Alcuni invece inaspettatamente pur non conoscendoci, hanno costruito con noi un rapporto di fiducia nel tempo. Per altri ho reale difficoltà a ricordarne i volti, perché delegano ai nonni o a nessuno.
C’è stato chi aveva la scusa pronta per ogni incontro saltato, e chi invece era più contento di partecipare dei figli. Sono rimasta colpita di come, ci sia stata data fiducia nonostante in media siamo più giovani di almeno 10 anni dei genitori dei ragazzi. In alcuni casi sono stati gli stessi genitori a cercarci per parlarci dei limiti dei loro figli, delle loro difficoltà familiari, e si è cercato di trovare insieme una via per non perdere i ragazzi in momenti difficili della loro vita. E c’è anche la telefonata che ti fa sorridere di chi ti chiede se sai come si può togliere una multa.
Stefania – Parrocchia S. Agostino
Quali sono state le resistenze, le difficoltà sia da parte dei catechisti che delle famiglie?
Noi catechiste abbiamo cercato di conoscere i bambini, le loro difficoltà (a volte il loro poco interesse ad ascoltare a partecipare in maniera attiva cercando di capire il perché e trovare così il modo di entrare nel loro mondo) riconosco che non è stato facile e non sempre siamo riuscite ad ottenere un buon risultato. In questo primo anno le difficoltà’ e resistenze incontrate sono state soprattutto con alcuni genitori del gruppo, i quali si sono mostrati poco interessati a capire che tipo di cammino stesse intraprendendo il loro figlio, mi sono sembrati solo interessati al fatto di dover iscrivere i loro figli al catechismo perché “era ora” e perché “deve fare” la prima comunione. Nel corso dell’anno non hanno partecipato agli incontri organizzati motivando la loro assenza per motivi di lavoro o per problemi di tempo, la presenza alla messa domenicale è stata scarsa (o non venivano o mandavano i bambini accompagnati da amici o dai nonni.) Così facendo noi catechiste abbiamo trovato difficoltà ad instaurare un rapporto ed un dialogo, ma la difficoltà maggiore e’ stata il far capire che non era una semplice iscrizione al catechismo ma un inizio di cammino insieme ai figli per conoscere e scoprire la figura di Gesù Cristo.
Quali le opportunità e i vantaggi?
Con i genitori che hanno mostrato interesse a seguire il cammino insieme con i figli abbiamo instaurato un buon dialogo abbiamo avuto l’opportunità’ attraverso gli incontri, di conoscerli di capire il loro pensiero di interagire con loro per capire la personalità dei loro bambini cercando di collaborare insieme, dopo l’imbarazzo iniziale hanno partecipato anche attivamente a tutte le proposte di “lavoro” che venivano fatte. Hanno risposto positivamente ad ogni proposta o iniziativa, hanno capito l’importanza della messa domenicale e se pur nelle difficoltà (partite di calcio ecc. ecc.) hanno cercato di partecipare e di essere presenti insieme ai loro bambini, soprattutto nei tempi forti dell’anno liturgico. In uno dei tanti incontri sono rimasta piacevolmente colpita dall’impegno dei genitori nel fare una ricerca sulla Bibbia di alcuni personaggi, si sono messi li a studiare il personaggio per poi presentarlo davanti ai figli cogliendo il senso profondo di quello che avevano letto e di quello che quel personaggio rappresentava e voleva dire alla loro vita con semplicità e chiarezza.
Marta Fabi – Parrocchia S. Agostino
In questi anni di cammino le difficoltà e le resistenze incontrate sono state molte, non tanto da parte di noi catechisti quanto con le famiglie. I catechisti della mia equipe siamo quasi tutti giovani ci piacciono le novità e ci adattiamo ad esse con entusiasmo. È un cammino impegnativo ma discutendo sul più e sul meno, credo che diamo il meglio di noi stessi. Le famiglie soprattutto il primo anno hanno seguito il cammino molto alla lontana. Erano terrorizzati dal primo incontro svolto tutti insieme, dopo l’accoglienza ovviamente, il timore che gli potessimo fare l’interrogatorio o che dovevano svolgere qualche compito troppo difficile li turbava senza sapere che dovevano semplicemente aprire il cuore e porgere l’orecchio alla Parola condividendo con i loro figli. Inizialmente non gradivano molto l’essere protagonisti insieme ai propri bambini soprattutto durante la messa la domenica, come nel rinnovo delle promesse battesimali, timorosi nel fare dei gesti semplici. I genitori si sono iniziati ad ambientare vedendo la gioia e la felicità dei loro bambini nel venire agli incontri il sabato e a volte preferendoli ad altre attività. Il cammino offre a questi bambini tramite la lettura e l’ascolto della Parola, il gioco, il momento della catechesi, calando il tutto nella loro vita quotidiana, aiutandoli a raccontare se stessi scoprendo un aiuto nella Parola del Signore e in noi catechisti. Sperimentano e si domandano il perché di molti avvenimenti nella loro vita. Rispetto al catechismo “standard” è molto dinamico e pieno di spunti attuali perfettamente a bambini che vivono situazioni sociali e familiare difficoltose.
Roberta, Chiara e Ilaria – Parrocchia di S. Agostino
Non abbiamo trovato nessun tipo di resistenza e difficoltà da parte delle famiglie dei ragazzi anzi la maggior parte di loro sono abbastanza collaborativi e presenti in ogni occasione richiesta, sia negli incontri che si tengono una volta al mese, sia per ricorrenze particolari tipo festività e i vari riti che sono stati fatti a fine anno. Forse l’unica cosa negativa è stata che durante questi ultimi anni hanno allentato un po’ la presa per quanto riguarda la messa domenicale senza però escludere la presenza dei loro ragazzi ad essa. Per quanto riguarda le resistenze e le difficoltà tra noi catechiste (Roberta, Chiara e io) anche in questo caso devo dire che non abbiamo trovato nessun tipo di difficoltà e questo sicuramente è stato grazie al fatto che frequentiamo insieme un cammino di fede il quale ha consolidato in maniera molto forte il legame tra di noi supportandoci in ogni momento dal più semplice al più difficile. Infatti siamo molto unite e anche se può sembrare banale ma secondo me non lo è che ci sentiamo libere di esprimere la nostra idea sul fatto di portare avanti questo progetto nel miglior modo possibile senza sentirci superiore l’un l’altra, ma anzi come dicevo aiutarci a vicenda per capire cosa migliorare per far si che hai ragazzi arrivi il messaggio di amore che il Signore vuole donare loro attraverso le nostre parole ed esperienze di vita, e che soprattutto sia accorgano di come questo messaggio sarà per sempre al centro della loro quotidianità e che soprattutto la scelta di professare la propria fede deve essere libera e capire attraverso questo che Dio vuole incontrare ognuno di loro.
Dall’esperienza fatta fino ad ora posso dire che sicuramente il “cammino Emmaus” può offrire ai ragazzi molte opportunità e vantaggi perché prima di tutto è un catechismo dinamico ed interattivo il quale non si limita solo alla spiegazione della bibbia ma si cerca di cominciare concretamente un cammino di Fede che ci porta al dialogo con Dio ,e di come questo incontro spesso ci cambia la vita e stravolge i nostri piani e desideri capendo soprattutto che il cristiano è si quello che deve rispettare delle leggi che il signore gli ha dato , ma anche colui che il Signore lascia libero di decidere se questa è veramente la strada che vuole iniziare. Infatti i ragazzi hanno sempre tantissime domande da porre a noi catechisti e molto spesso non si accontentano di una semplice spiegazione ma vogliono sentirsi dire un fatto concreto che gli possa far credere ad esempio che il perdono può essere dato o accettato anche dalle persone che ci hanno fatto, o abbiamo fatto più male. Un’altra cosa che secondo me è un vantaggio riguarda gli incontri che si tengono a fine di ogni tappa più o meno una volta al mese dove genitori e ragazzi posso confrontarsi e porsi delle domande che riguardano la loro vita, situazioni e comportamenti, e di quanto Dio sia importante per poterle superare o accettare.
Come ho detto prima concretamente posso dire che ricordo il momento in cui abbiamo parlato durante una tappa ai ragazzi del perdono e di come è stato difficile per loro sentirsi dire alcune cose come “accettare l’altro anche se diverso”, “accettare che molto spesso le persone sbagliano e che non sta a noi giudicarle e che è una cosa difficile da mettere in pratica ma che si può fare con l’aiuto di Dio”, manifestando in loro un senso di incomprensione alle nostre parole, chiedendoci così con molta naturalezza e semplicità che soltanto i bambini hanno se noi avevamo mai sperimentato questa cosa nella nostra vita. Un altro episodio che ricordo è stato sempre durante un incontro del catechismo dove si parlava della preghiera e di come questa fosse un’arma contro tutto ciò che ci angoscia, opprime, non accettiamo e soprattutto non comprendiamo; e di come a volte sia importante da fare insieme a propri genitori per unire di più tutta la famiglia tra se stessa e Dio facendolo diventare memoriale per la loro vita; ad un certo punto un bambino ci dice che lui non può pregare con tutti e due i genitori insieme perché si sono separati e allora una di noi catechiste rispondendogli dice che quando starà con uno o l’altra insieme al genitore pregerà per l’altro genitore come se anche lui non fisicamente sia lì con loro.
Annamaria Pace – Parrocchia San Michele Arcangelo
Sicuramente il Cammino Emmaus è un nuovo modo di fare catechismo e questo comporta da parte dei catechisti (chiamati ad essere accompagnatori)di doversi mettere totalmente in gioco, spendersi per i ragazzi, camminare e crescere con loro, accompagnarli a scoprire quale sarà il loro posto all’interno della famiglia cristiana. Le famiglie partono con grande entusiasmo ma proseguono anche con grande fatica. L’impegno è importante e loro lo percepiscono; quindi, anche se a momenti alterni, diventano parte attiva del cammino insieme ai loro figli.
Per il catechista il vantaggio e l’opportunità è quello di non sentirsi mai “arrivato” . Il cammino ti fa scoprire ogni volta l’entusiasmo del mettersi a servizio. Per i ragazzi la grande opportunità è quella di scoprire l’Amore di Dio , di sentirsi parte di una grande famiglia in cammino, di provare ad iniziare un Vero cammino per diventare cristiano e per scoprire il loro posto all’interno di questa famiglia mettendo al servizio della comunità i doni che Gesù gli ha fatto.
I ragazzi apprezzano i momenti di vita vissuta in prima persona. Scoprono che vivere da cristiani non è un’esperienza di 2000 anni fa ma lo sperimentano in modo concreto.
I momenti più forti sono stati di certo le uscite del 3° anno dove durante la Quaresima abbiamo sperimentato con loro la FEDE la SPERANZA e la CARITA’ visitando la Comunità di Mondo X alla Foresta con un bellissimo incontro-testimonianza di Francesco; visitando il monastero di Clausura delle Suore di Sant’Agnese e vivendo l’esperienza del servizio alla mensa di Santa Chiara.
Ancora oggi questi momenti sono fortemente vivi nei loro pensieri ma soprattutto nei loro cuori!!!
Sabina Di Leo – Parrocchia San Michele Arcangelo
In questi anni di catechesi secondo il “Progetto Emmaus”, la difficoltà più grande è forse stata quella di non riuscire a combinare lo schema mentale che vede il catechismo come un corso per Sacramenti e non come un percorso per diventare cristiani. L’entusiasmo dei primi anni si è un po’ smorzato e la continuità a volte è venuta meno. Per le famiglie che hanno intrapreso il percorso insieme (il Progetto Emmaus prevede che i genitori accompagnino il bambino nel suo cammino di fede) il vantaggio più grande è stato quello di rafforzare il senso di famiglia. Gli incontri mensili tra genitori, bambini e accompagnatori hanno favorito momenti di condivisione e l’instaurarsi di rapporti di stima, fiducia e affetto. Tra gli episodi più belli che posso testimoniare è l’aver veduto la partecipazione dell’intero nucleo familiare alla Messa della Domenica. Il percorso svolto dai bambini è stato riportato ai genitori negli incontri mensili, incontri dove i genitori si sono calati con entusiasmo crescente in momenti di gioco, condivisione e preghiera. La gioia dei bambini nel vedere i genitori partecipare attivamente agli incontri è stata una delle ricompense più belle.