Confraternite, essere «persone di parola»

Continuando a dire con parole “nostrane” in cosa consiste la santità, in questo terzo contributo a servizio dei confratelli e delle consorelle dei nostri pii sodalizi, questa volta possiamo affermare che, senza ombra di dubbio, il santo è “un uomo di parola”.

Essere un uomo di parola significa:

  1. Custodire la Parola.

Un uomo di Parola trasuda Vangelo da tutti i pori. Egli sa che chi ignora il Vangelo ignora Cristo; che chi non conosce le Sacre Scritture poco o nulla sa di Dio. E’ consapevole che non basta essere un “buon uomo” è necessario essere “di Cristo” e questa appartenenza a Cristo si edifica e si consolida sulla pietra angolare del Vangelo. Il Vangelo va amato, conosciuto, vissuto. E’ necessario farselo girare e rigirare tra le mani, girare e rigirare nella mente e nel cuore. Un non credente del nostro tempo un giorno ebbe ad affermare che i suoi occhi ogni sera si chiudono tra le righe della Sacra Scrittura e ogni mattina si aprono su una pagina della Bibbia. Quanti cristiani potrebbero dire lo stesso? Gli antichi padri imparavano il Vangelo a memoria, in questo modo, quando i libri erano rari e costosi, lo potevano portare sempre con sé. Le vite dei santi patroni delle nostre confraternite sono state Vangeli viventi. Noi ricordiamo tutti i risultati delle partite delle nostre squadre del cuore, ma facciamo fatica a ricordare qualche frase del Vangelo; i tifosi più zelanti ricordano addirittura i nomi dei giocatori della propria squadra in occasione di una partita importante, noi spesso facciamo fatica a ricordare, appena usciti di chiesa, anche solo il vangelo che è stato letto durante la Messa domenica. Come può un confratello essere digiuno di Vangelo?

  1. Dire parole che abbiano il sapore del Vangelo

Spesso si dicono parole inutili, peggio dannose; parole che fanno male; parole che seminano zizania, che dividono, che offendono, che umiliano; parole violente che uccidono più delle armi. Un santo dice solo parole che profumano, che hanno sapore di Vangelo, che edificano, che consolano, che rassicurano, che incoraggiano, che rallegrano; parole che sono come carezze; parole intrise di senso, di buon senso, di saggezza. Sulle sue parole molti possono ricominciare a tessere la trama della propria vita, perché sono parole che indicano la via, illuminano il cammino, segnano la direzione. Ci sono persone che con una parola riescono a distruggere in un attimo quanto è stato edificato con un lungo impegno. Le loro parole dividono, seminano discordie, generano incomprensioni, paralizzano ogni cosa. Non così per coloro che nelle nostre confraternite si impegnano a dare profumo di vangelo alle loro parole.

  1. Essere affidabili

Di un uomo di parola ci si può fidare, alle sue parole fa seguire i fatti. Spesso accade di incontrare persone che pensano una cosa, ne dicono un’altra e ne fanno una terza. La menzogna ha messo radice in loro: sono in balia del padre della menzogna. L’uomo di parola sa che “ogni promessa è un debito”, e ogni debito va onorato. Sulla fedeltà di un uomo di parola si può mettere la mano sul fuoco, si è certi di non restare delusi.

Al contrario tradire la parola data viene percepito come un crimine odioso.

Spesso tener fede alla parola data può costare, può essere impegnativo, può essere un gioco in perdita, ci si può rimettere. E’ proprio in occasioni simili che ciascuno viene pesato per quello che è. In una società dove si sprecano le presenze di uomini dalle parole inconsistenti, dalle parole dette e rimangiate, dalle parole pronunciate e non credute; in una società fondata sui giochi di parole, su parole ingannevoli, su fake news, su parole-paravento, su parole-specchietto per allodole, riscoprire parole vere, sensate, autentiche, parole senza inganno, parole dette e fatte, è una necessità vitale.

Chi vive l’esperienza dell’appartenenza ad una confraternita sa misurare le parole e a quelle parole lega la sua vita senza rinnegarne neppure una sillaba.

Chi è entrato a far parte di una confraternita vuole essere un “uomo di parola”, vuole vivere così. E così sia!

Padre Mariano Pappalardo, direttore Ufficio Evangelizzazione e Catechesi Chiesa di Rieti