Confraternite, la santità e il protagonismo

Nel tentativo di delineare il volto odierno della santità laicale, in cui i membri delle nostre confraternite dovrebbero eccellere, presentiamo oggi un nuovo tassello.

LA SANTITA’ COME DESIDERIO DI PROTAGONISMO

Il santo, colui che oggi è chiamato a dare testimonianza al vangelo, come abbiamo detto è un uomo che aspira a vasti orizzonti; è uno che crede di non poter fare a meno di Dio; è uomo di parola; è uomo di comunione; ma è anche, ed è il tema della riflessione di oggi, un protagonista nel cammino della vita.

Ci sono due modalità di rapportarsi con la storia: c’è chi la subisce o con devota rassegnazione oppure con rabbiosa sottomissione, e c’è invece chi della storia, la propria e quella che tutti coinvolge vuole essere protagonista. Quest’ultimo è un uomo che non si rassegna, non si lamenta, non impreca, non si chiude in se stesso in uno sorta di rifiuto di tutto e di tutti, ma è positivo, dinamico, creativo, non si arrende, non gioca allo sfascio, non assume l’atteggiamento di un autismo spirituale. Non si arrocca neppure in un fantasioso quanto irreale mondo perfetto, in una sorte di cittadella o di isola felice. Non si lascia tentare dall’illusione del club privato per tenere insieme coloro che la pensano allo stesso modo e vivono con gli stessi criteri.

Chi vuole stare al mondo da protagonista assume la logica del lievito che, nascosto dentro la posta, la fa fermentare. Il protagonista sta al gioco, si butta nella mischia, condivide con tutti delusioni e speranze. Non sta a guardare per vedere che succede, ma scende in piazza, opera una scelta di campo, si compromette. Essere neutrale, per lui è un altro modo per dire che non si è né carne, né pesce. Si schiera, perché crede che ciò che accadrà dipenderà anche da lui. Pur essendo uomo “di parte”, è sempre rispettoso, non demonizza nessuno, è aperto al dialogo con tutti, convinto che infondo “è più ciò che unisce che ciò che divide”.

LA SANTITA’ E’ DESIDERIO DI PROTAGONISMO

Cerchiamo di declinare questa affermazione con qualche esempio.

1. Fraternità

È protagonista chi assume la logica della fraternità, impegnandosi a essere fratello di tutti, nella convinzione che è tutti fratelli. Essere fratelli non è “naturale”, non è spontaneo, ma è una scelta ben precisa. La bibbia ci mostra in non poche occasione, a cominciare dalla vicenda di Caino e Abele, come la relazione fraterna sia una delle relazioni più problematiche.
Vivere da fratelli è qualcosa che impegna ogni giorno, richiede rinunce, e capacità di condivisione, rifuggendo dalla tentazione di volere tutto per sé. Vivere da fratelli richiede la convinzione che anche l’altro ha bisogno del suo spazio, è soggetto di diritti, che ha diritto ad una vita felice.
Vivere da fratelli richiede anzitutto la conversione dello sguardo. Si possono guardare gli altri con indifferenza, con sospetto, con “gli occhi storti”, li si può fissare con sguardo indagatore. Quante persone sono state fulminate da uno sguardo! Possiamo e dobbiamo assumere uno sguardo amicale: sguardo che sorride, che accoglie, che mostra benevolenza, che incoraggia. Gli occhi parlano. Gli occhi sono lo specchio dell’anima. Quanti pensieri nascosti vengono smascherati dai nostri occhi, dai nostri sguardi. Il papa ci chiede di saper edificare una amicizia sociale che renda il mondo più fraterno. E’ un appello anzitutto per noi.

2. Collaborazione

È protagonista chi collaboratore per l’edificazione di una società più equa, più giusta, più fraterna. Le cose buone non piovono dal cielo, non accadono nostro malgrado, non sono frutto di un colpo di fortuna, né di una formula magica. Le cose che contano, che ci sono assolutamente necessarie per una vita sociale armoniosa, non avvengono ma si costruiscono, non spuntano come funghi, ma si edificano. Ciascuno in questa opera di edificazione deve sentirsi responsabile, ciascuno non solo deve metterci del proprio, ma il meglio di sé. Ciascuno deve pensare a cosa può donare al mondo e come. Quale contributo offrire. Non si è al mondo solo per ricevere, ma anche per dare. Ciascuno ha il compito di rendere il mondo migliore di come lo ha trovato. I santi lasciano sempre un segno del loro passaggio.

3. Rispetto del creato

È protagonista chi rispetta e difende il creato che lo ospita. Chi vi abita con garbo e gentilezza. Chi non se ne sente padrone, né predatore. Chi non lo umilia e non lo deturpa. Chi cerca di mantenerlo in buona salute attraverso una serie di piccole buone pratiche da mettere in atto in prima persona. Se il mondo che abitiamo si ammala e muore, non ci sarà più storia di cui essere protagonista. La nostra esistenza è inevitabilmente legata alla sorte del creato, la sua fine decreterà la nostra, la sua rinascita anche la nostra; la sua armonia quella dei popoli che ospita. Dalla logica della antropizzazione della natura cioè del lavoro per far si che la natura risponda alle esigenze dell’uomo, i santi del XXI secolo fanno propria e propongono la logica dell’umanizzazione della natura assumendo l’impegno di dare alla natura un supplemento di umanità. Una natura umanizzata è una natura letta e vissuta nella sua valenza simbolica, dove ogni cosa parla non solo di sé ma anche d’altro e di molto altro ancora. La natura può diventare espressione dell’umano se l’umano coglie la natura come linguaggio per dire ciò che a volte non riesce ad esprime a parole. In un fiore possono esserci molte parole inespresse, molta poesia “senza parole”. L’alleanza tra l’uomo e il creato è compito anche dei santi come bene ha messo in evidenza una lunga schiera di santi, di cui S. Francesco non è né il primo, né l’unico, ma il più famoso.

4. Attenzione alle dinamiche familiari

Essere protagonisti della storia comincia dall’impegno a vivere bene il proprio stato di vita e la propria professione. Vivere al meglio il proprio essere coniuge e genitore, se sposati, è un contributo fondamentale alla edificazione di una società migliore. Quante ferite provocano alla società le disarmonie che si consumano all’interno della famiglia. Tutti noi sappiamo quanta sofferenza può creare un amore non corrisposto, una relazione non aperta al dialogo, al perdono, all’attenzione reciproca. Quanto male ne consegue quando i genitori rinunciano al loro ruolo educativo, quando li trascurano, li lasciano soli, quando danno cose e non tempo, soldi e non affetto, quando non sono esempi per i propri figli. La storia ha bisogno di coniugi e genitori santi.

5. Passione e professionali nel proprio lavoro

Esercitare con competenza e con passione la propria professione, qualunque essa sia, è un dono inestimabile per l’intera società. Tutti soffriamo sulla nostra pelle l’incompetenza e la svogliatezza di molti professionisti che lavorano solo per il guadagno e non certo per dare un contributo alla società e rendere più leggera la vita degli altri. Passione e professionalità nel proprio lavoro è la faccia più quotidiana della santità.
In tutto questo l’obbiettivo ultimo è accelerare l’avvento del Regno di Dio, cioè un mondo di amore, di giustizia e di pace, un mondo come piace a Dio, un mondo di cui ciascuno possa dire: “mi piace.

Nel momento in cui qualcuno ha chiesto di essere aggregato ad una confraternita, ha deciso di vivere così. E così sia!